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Centro Storico

La Chiesa di San Lorenzo

L’edificio attuale è frutto di più interventi che hanno alterato il corpo di fabbrica originario, Sono noti ampliamenti effettuati intorno all’inizio del XVII secolo ed altri all’inizio del XIX, nel 1732 un terremoto costrinse ad abbassare il campanile. Gli ultimi interventi sono del 1993, riguardanti opere di restauro conservativo e ripristino degli esterni.
La costruzione appare non dissimile da altre rimaneggiate intorno all’800,. L’edificio ha una pianta a croce latina, cappella della Misericordia a parte, aggiunta sul lato sinistro della navata; la copertura è a capanna; sul lato Sud presenta tre grandi aperture lucifere che forniscono una buona illuminazione interna; il pavimento è in cotto a grossi quadrotti.
All’interno si possono ammirare due pregevoli dipinti, sebbene di anonimi. Una tela di grandi dimensioni denominata ‘Esequie di una giovane nobile’, per il soggetto rappresentato, del primo Ottocento in stile Neoclassico-Romantico sita nella cappella della Misericordia, alle spalle dell’altare.
Molto più nota e ragguardevole la tavola nel lato destro del transetto, indicata come ‘Madonna col Bambino’ (o anche ‘Madonna del Coro’) di un artista identificato come “Maestro di Monterotondo e di Pomarance”. Dipinto del XIV secolo ed assimilato ad una scuola senese;
Il campanile, ribassato in seguito ai danni del terremoto del 1732 e 1970, si presenta perciò con una estetica particolare, la cella campanaria accoglie 4 bronzi, uno per ogni punto cardinale; il più datato è del 1806, rivolto ad Est, dedicato alla ‘Madonna della grandine’, con la seguente iscrizione: “A grandine et mala pluvia libera nos domine”; ad Ovest, dedicato a s. Lorenzo, del 1839; a Nord, del 1887, di non chiara dedica, realizzata a spese di Giuseppe Fiaschi; a Sud, del 1851, dedicato alla Madonna dei dolori.

Dal testo dell’Isolani (1937) si apprende che: “... Nella Canonica annessa alla chiesa di S. Lorenzo, nella saletta da pranzo, vi è questa epigrafe: “Perchè il 25 Novembre 1843 vennero nella Canonica Leopoldo II e Antonia Augusta e fecero lieto di loro presenza il popolo di Monterotondo. Il preposto Giuseppe Quoqui esultante per sì distinto onore volle che questa memoria crescesse lode ai terrazzani la cui agraria solerzia meritò gli encomi del Principe.” Qui ci si riferisce alla lettera di lode che in data 30 Settembre 1786 il principe Leopoldo fece pervenire al magistrato civico perchè, mentre nel 1600 i poderi della parrocchia erano appena 12, a quel tempo avevano raggiunto i 170...”

Madonna col Bambino

Quest’opera, artisticamente molto pregevole viene spesso liquidata in poche righe da alcune pubblicazioni.
Gli studiosi di storia dell’arte che se ne sono interessati (Stubblebine 1979, Lessi 1996, Bellosi 1983) la attribuiscono senza dubbio al cosidetto Maestro di Monterotondo e Pomarance formatosi alla scuola di Duccio di Boninsegna; ciò risulta indiscutibile anche per i profani per la sorprendente somiglianza con le famose Madonne di Duccio, presenti, sia nella cattedrale di Massa M. che nel museo diocesano di Cortona, ed inoltre con la ‘Madonna di Santa Cecilia’ (Siena, Museo dell’opera), in cui le lunette con gli angeli ed i panneggi risultano quasi sovrapponibili.

Palazzo Comunale

Sul lato est della piazza Ateo Casalini sorge il Palazzo Comunale (ex Palazzo della Giustizia) con la torre dell’orologio; l’edificio è già citato nello Statuto del 1578, sebbene solo nel 1613 sia attestata la costruzione della torre civica.
L’origine può essere sicuramente attribuita al XII-XIII secolo, allo stato attuale si riconoscono alcuni stilemi secenteschi, sebbene in epoca recente sia stato totalmente rifatto, a seguito dei danni del terremoto del 1970, mentre tracce dell’antica struttura sono riconoscibili nei due archi che si aprono sulla facciata.

Statuetta della Madonna Ex Voto
Uscendo dalla piazza Ateo Casalini in direzione della Chiesa di S.Lorenzo se alziamo gli occhi in alto a sinistra possiamo scorgere una cornice in legno con all’interno una piccola statuetta della Madonna. Tutti i cittadini la conoscono ma pochi sanno il motivo dell’esistenza di questa piccola urna contenente l’immagine sacra.
Da testimonianze paesane risulta che alcune mogli e madri devote alla Madonna abbiano voluto formulare un ringraziamento per il ritorno dei propri cari al termine della seconda guerra mondiale.
Negli anni ottanta il concittadino Paolo Beni per conto del Gruppo Culturale ha provveduto a restaurare la statuetta e la protezione che la conserva, facendo onore allo spirito e alla memoria di chi ha voluto che questa testimonianza fosse presente nel nostro Comune.

FONTANA PUBBLICA

La foto storica della FONTANA PUBBLICA situata prima dell’uscita Porta alla Torre ci fa capire come nei primi decenni del “900 questa era molto utilizzata dai cittadini di Monterotondo Marittimo, In quell’epoca avere un approvvigionamento di acqua cosi’ comoda era un privilegio, gli abitanti di molti paesi infatti dovevano andare a reperire l’acqua in sorgenti lontane e in posti non praticabili dai mezzi, spesso lo facevano con l’ausilio del ciuco e con dei contenitori di legno chiamati “barlette”.
Lo scorcio della piazzetta chiamata oggi “PIAZZA DONATORI DEL SANGUE” e’ molto caratteristico , da li inizia anche l’unica via con le scalette chiamata Via Bramasole , il nome fa capre come gli abitanti “bramerebbero” il sole che non riesce ad entrare a causa della larghezza limitata della via e dei palazzi alti che la circondano. Alla fine di via Bramasole nella zona del “Poggiarello” abbiamo una testimonianza dei primi insediamenti abitativi di Monterotondo Marittimo costruiti su pura roccia.




Renato Fucini

Renato Fucini nacque l'8 aprile 1843 a Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, da David e Giovanna Nardi.
A causa della professione del padre, medico della Commissione Sanitaria governativa incaricato per la cura delle febbri malariche in Maremma dal governo granducale.

Fucini è stato per un lungo periodo - dalla fine dell'Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento - lo scrittore toscano per eccellenza, le cui opere erano presenti in ogni casa della borghesia toscana e italiana a rappresentare l'immagine stereotipa delle campagne maremmane. I suoi racconti hanno contribuito a fissare una certa immagine della Toscana - quella dei cacciatori e dei contadini arguti, delle feste popolari e della malaria. Forse gli ultimi versi che scrisse son questi, che narrano la tragedia del suo vano pescare: 

Il primo giorno un sole arcicocente
Mi contrariò, sicché non presi niente.
  Il secondo, con nuvole e scirocco, 
Mi disse meglio, ma non ebbi un tocco.
Ma quando fummo al terzo giorno giunti
  Mi disse peggio e non ne presi punti. 
Il quarto poi, tanto la sorte è grulla,
  La faccenda, cambio, non presi nulla.



ROCCA DEGLI ALBERTI

1128 l’Abbazia di Monteverdi rivendica diritti su alcuni beni della “curtis” di Monterotondo e Chiesa di S.Martino. Nel 1164 troviamo il castello proprieta’ dei Conti Alberti da Prato il possesso viene confermato da Federico Barbarossa. Nel 1208 muore il Conte Alberto Alberti da Prato. Nel 1209 (febbraio) un arbitrato di divisione tra i figli di Alberto Maghinardo e Rinaldo stabilisce le proprieta’ di Rainaldo nella parte meridionale della Toscana con castelli in Val di Cornia, val di Cecina e nel Massetano.

Maggio 1209 Rainaldo chiede protezione4 a Massa fa giuramento lui e tutti i cittadini di Monterotondo promettendo aiuto nei conflitti.
Il 27 novembre 1262 sindaco del Comune di Massa, acquistò le due metà del castello di Monterotondo, ciascuna per 1500 l”ire, da Ranieri di Manuello, conte d’Elci, e da Gottifredo fu Rinaldo.

Nel 1336 Massa consegna a Siena il Castello di Monterotondo, ma nel 1348, a causa della diffusione della peste nera, Siena riconsegna Monterotondo a Massa;
nel 1359 Monterotondo ritorna ancora sotto il dominio Senese; infine nel 1376 Siena si vede costretta ad affidare il Castello agli Uomini di Monterotondo per le troppe spese di presidio.
La peste, che nel 1348 colpì pesantemente tutta la Toscana, e Siena in particolare, risparmiò, invece, Monterotondo.
Nel 1479 Monterotondo subì un assalto di squadre di cavalleria fiorentine che provocarono danni alla cinta muraria.

Nel 1552 vennero effettuati i restauri alle mura perimetrali a cura dell’architetto Bartolomeo di Bastiano Neroni, detto Il Riccio.
Il 26 ottobre 1554 Monterotondo combattè a fianco di Siena e venne assalita dalle truppe dei Medici, alleati con Spagna ed Austria, che persero 500 uomini, ma riuscirono a conquistare il Castello ed a distruggerlo; buona parte della popolazione fu uccisa. Il 7 dicembre il Comune di Monterotondo si sottomise al Duca di Firenze, pur continuando a far parte dello Stato di Siena.



LE LOGGE DEL COMUNE

La piazza Ateo Casalini dove confluiscono le vie principali dei quartieri, tutte lastricate in pietra serena; è contornata su due lati da un caratteristico loggiato. Non è nota la datazione esatta di questo manufatto, tuttavia cinquecentesco, poiché citato nello Statuto del Comune del 1578 e indicato specificamente come Loggia del Comune.

Sotto la Loggia del Comune realizzata prevalentemente in pietra serena con rocchi sovrapposti per formare le colonne, si teneva il mercato gia’ dal 1300 d.c. Superiormente al loggiato fu edificata la Dogana Nuova nel maggio 1791, come risulta dal progetto d’epoca (Orsi 1791); Il palazzo delle guardie realizzato su tre piani, con ingresso sotto il loggiato, insiste su due lati della piazza ed affaccia parzialmente sull’attuale via Bardelloni; al piano terreno una finestra con cornice in pietra serena presenta una grata in ferro battuto modellata per il pagamento della gabella.




TERRAZZAMENTO GARIBALDI

… al Molino di Bruciano lasciarono i cavalli e salirono su di un calesse che li aspettava,condotto da Gerolamo Martini. e avanti, in direzione di Massa Marittima. A ricordare il passaggio di Garibaldi è un cippo, in una piazzuola a sinistra della strada, con una lapide di marmo bianco sulla quale, sotto una fronda di quercia incisa, si legge:

GIUSEPPE GARIBALDI
PROVENIENTE DA S. DALMAZIO
E DIRETTO AL MARE LIBERATORE
DI QUI PASSÒ
ALLE ORE UNDICI
DELLA NOTTE 1° SETT. 1849
IL POPOLO DI MONTEROTONDO




LE PORTE DI MONTEROTONDO MARITTIMO

Che l’origine del borgo di Monterotondo Marittimo sia medievale e’ dimostrato sia dalle caratteristiche delle strade strette, sia dalla conformazione dell’abitato, infatti le case sono addossate tra loro e le abitazioni più esterne sono state edificate sulla cinta muraria di difesa.

Esistevano due porte di accesso al paese: Porta alla Torre e Porta all’olmo; la prima, ancora esistente, è rivolta ad Est e realizzata in conci di pietra squadrata nella parte inferiore e superiormente in mattoni ad arco a tutto sesto, il suo etimo deriva da una torre adiacente a destra di cui ne permane ancora buona parte; l’altra si trovava a Sud, ma attualmente si rinvengono solo rari indizi, restano tracce di un torrione nella muratura esterna e il luogo comune dei cittadini di chiamare quell’entrata in paese “la porta”; dalla Porta all’olmo partiva la cosidetta Strada Maestra (oggi via Bardelloni) verso il Palazzo Comunale e proseguiva verso la Chiesa di S. Lorenzo.


MONTEROTONDO MARITTIMO E IL GRANDUCA LEOPOLDO II

In data 30 Settembre 1786 il principe LeopoldoII fece pervenire al magistrato civico di Monterotondo Marittimo un encomio perchè, mentre nel 1600 i poderi della parrocchia erano appena 12, a quel tempo avevano raggiunto i 170.”
Il 25 novembre 1843 Leopoldo II per verificare il frutto della sua politica incentivante nei confronti dell’agricoltura, si recò in visita a Monterotondo ed espresse la sua compiacenza per il progresso raggiunto dal paese; dove il numero di abitanti aveva raggiunto le 1.655 unità.

“Perchè il 25 Novembre 1843 vennero nella Canonica Leopoldo II e Antonia Augusta e fecero lieto di loro presenza il popolo di Monterotondo. Il preposto Giuseppe Quoqui esultante per sì distinto onore volle che questa memoria crescesse lode ai terrazzani la cui agraria solerzia meritò gli encomi del Principe.”

Targa visibile nella parete della canonica adiacente alla Chiesa
La vicinanza del Granduca verso il popolo di Monterotondo Marittimo viene testimoniata da un'altra targa dove si attesta che il 26 aprile 1840 Leopoldo II fu ospitato da Carlo e Domenico Carducci.

Targa visibile in via Bardelloni.15
LEOPOLDO II di Asburgo Lorena, granduca di Toscana. - Nacque a Firenze il 3 ott. 1797 dal granduca Ferdinando III e dalla principessa Maria Luisa di Borbone figlia del re Ferdinando IV delle due Sicilie. Nel maggio 1799, invasa la Toscana dai Francesi, seguì il padre in esilio dapprima a Vienna, poi, nel 1803, a Salisburgo, dove Ferdinando venne insediato come primo sovrano secolare dell'ex arcivescovado

MARIA ANTONIA AUGUSTA (Antonietta) di Borbone, granduchessa di Toscana. – Nacque a Palermo il 19 dic. 1814 dal principe ereditario Francesco e da Isabella di Borbone Spagna. Sposò il 7 giugno 1833 Leopoldo II di Asburgo Lorena, granduca di Toscana. 
Non lasciamoci tradire dal nome AUGUSTA, in quanto s si tratta della forma femminile del nome latino Augustus che, basandosi sul verbo 'augere' che vuol dire 'innalzare', significa 'maestoso, venerabile', quindi non e’ un nome battesimale ma un titolo d’onorificenza.


IL TEATRO DEL CILIEGIO

Il Teatro dei Filarmonici, oggi Teatro del ciliegio fabbricato della metà del XIX secolo, all’epoca soddisfece le esigenze culturali degli abitanti; dopo un periodo di inutilizzo, l’edificio e’ stato di nuovo completamente restaurato nel 2008 lasciando inalterati i suoi 115 posti e i volumi del palcoscenico e della platea .
  Il teatro del Ciliegio di Monterotondo Marittimo riaccende le luci sul palco per ospitare la stagione teatrale 2016, con grandi sorprese e artisti del calibro di Simone Cristicchi e Anna Mazzamauro. Cinque appuntamenti in serale tra febbraio e aprile e 2 appuntamenti in matinée per le scuole.

Ma ecco il programma nel dettaglio: la stagione teatrale di Monterotondo Marittimo apre domenica 14 febbraio, alle 21, “Marinati 43″, il nuovo spettacolo dei Gatti Mézzi (Tommaso Novi e Francesco Bottai) e Andrea Kaemmerle, sulle storie di mare. La performance si ispirerà alla grande letteratura (da Conrad, Poe, Melville fino a Mutis ed Izzo), ma dipingerà anche un affresco divertentissimo sul mondo puzzoso ed affascinante delle balere, dei bordelli, delle viuzze che il Mediterraneo nasconde in ogni suo porto.

Domenica 28 febbraio, alle 21 “Mio nonno è morto in guerra” con Simone Cristicchi, vivace e appassionante mosaico di memorie, canzoni e video-proiezioni. I protagonisti sono piccoli eroi quotidiani, uomini e donne attraversati da uno dei più violenti terremoti della storia: la seconda guerra mondiale.
Mercoledì 9 marzo, alle 21 la comica Anna Mazzamauro presenta “Nuda e cruda”, per esortare il pubblico a spogliarsi dei ricordi cattivi, degli amori sbagliati, dei tabù del sesso, a liberarsi dalla paura della vecchiaia, ad esibire la propria diversità attraverso risate purificatrici.
Venerdì 18 marzo, alle 21 “La fortuna si diverte” commedia del livornese Athos Setti scritta nel 1936 e messa in scena in passato anche dai maestri Eduardo De Filippo ed Ettore Petrolini. Protagonista della storia Alfredo, un uomo che vede la sua vita sconvolta da un sogno.

Domenica 3 aprile, alle 21 “Agnese odiosa Agnese” il cartellone si chiude con uno spettacolo che rende omaggio alla Liberazione, celebrando il valore della memoria e l’importanza dell’incontro intergenerazionale. Così vedrà in scena un’anziana partigiana che da molti anni vive sola e isolata nella sua casa sulla collina; la sua vita sarà sconvolta dall’arrivo di un giovane confuso e passionale proveniente dalla città: i due caratteri forti si scontrano ma anche si attraggono nonostante la forte differenza d’età, in modalità impreviste e poetiche. Agli studenti saranno invece dedicati giovedì 18 febbraio, alle 10 e 30, “Cuore di pane”, un gustoso viaggio tra farine e briciole in compagnia della maga del pane, e lunedì 14 marzo, alle 10 e 30, “Di che famiglia sei?”, una delicata storia sul senso di essere famiglia, raccontata con gli occhi e le parole di due bambini, Piero e Martina. 



TRACCE DI STORIA

A Monterotondo Marittimo, cosi’ come in altre realta’, ogni epoca ha avuto i propri movimenti politici di opinione, anarchici, repubblicani, comunisti e fascisti si sono avvicendati nel tempo ed hanno scritto la storia della comunita’.
Le tracce di queste fasi politiche sono ancora presenti e visitabili nel centro storico di Monterotondo Marittimo.

Sulle facciate di alcune abitazioni si possono ancora leggere gli slogan di Mussolini e Starace, scalpellinati in seguito in segno di violenza e disapprovazione.
All’interno dell’atrio comunale, si possono vedere le targhe del repubblicano Giuseppe Mazzini, degli anarchici Pietro Gori e Francisco Ferrer , del filosofo Giordano Bruno e dei patrioti Antonio Fratti e Felice Cavallotti.



TERRAZZAMENTO PANORAMICO

Terrazzamento di via Garibaldi con stupenda vista panoramica verso il mare, oltre le meravigliose campagne sottostanti, si vede chiaramente il golfo di Follonica e molto della riviera tirrenica che va da Piombino a Orbetello, nelle giornate limpide si puo’ vedere nitidamente l’Isola d’Elba il golfo di Punta Ala e il Monte Argentario.




IL VECCHIO FRANTOIO

Le olive venivano defogliate e poi frantumate tramite grosse ruote di granito. La pressione morbida delle macine, che ruotavano molto lentamente, consentivano di ottenere una pasta di olive frantumate fra i 13 e i 18 gradi di temperatura (temperatura ambiente).

La pasta così ottenuta veniva rimescolata (gramolatura), e i posta su dei diaframmi (fiscoli) a comporre una sorta di torre che veniva in seguito messa sotto la pressa la quale, tramite pressione, separava la parte liquida da quella solida (sansa).
La sansa veniva inviata ai sansifici che provvederanno alla estrazione tramite solventi chimici della restante parte di olio non fuoriuscita.

Il mosto, composto da olio e acqua di vegetazione, veniva invece avviato ad un separatore finale che separava l'olio dall'acqua e dalle altre impurità. L’olio poi veniva pulito dalle impurità rimanenti attraverso la decantazione, o per filtrazione forzata su membrane. Quest'olio veniva denominato come "SPREMUTO A FREDDO".
Nel vecchio frantoio sono ancora visibili le vecchie macine in pietra e le presse per la spremitura della pasta di olive, le altre presse preseti nel locale servivano per la spremitura della vinaccia.